Per l’Ocse necessario aumentare le imposte sui patrimoni

L’Ocse, un’organizzazione internazionale di studi economici, ha recentemente reso noto uno studio sull’economia italiana, nel quale si propone, tra l’altro, lo spostamento, fra le entrate pubbliche, dell’imposizione fiscale dal lavoro alla proprietà e ai consumi.

Per molti osservatori e per molti partiti politici, l’aumento, in Italia, dell’imposizione fiscale sui patrimoni, immobiliari e non, rappresenta un tabù.

Non la pensa così l’Ocse che nello studio citato rileva che lo spostamento dell’imposizione fiscale dal lavoro alla proprietà e ai consumi tutelerebbe il gettito fiscale del Paese e, al contempo, renderebbe il sistema più funzionale alla crescita.

Infatti in altri Paesi l’imposizione sui patrimoni è più elevata rispetto a quanto avviene in Italia.

Quindi, con una maggiore imposizione sugli immobili e sulle attività finanziarie, si potrebbero reperire risorse da destinare alla spesa pubblica in settori molto importanti, quali ad esempio la sanità e l’istruzione.

Inoltre, sempre secondo l’Ocse, al fine di ridurre il debito pubblico in maniera durevole, a partire dal 2025, la priorità assoluta per la politica fiscale italiana consisterebbe nell’assicurare il risanamento dei conti pubblici portando avanti tale attività per svariati anni.

E’ necessario, inoltre, contenere l’aumento della spesa salvaguardando al contempo gli investimenti pubblici al fine di ridurre al minimo gli effetti collaterali negativi sulla crescita.

E’ necessario, poi, riformare il sistema pensionistico, in particolare per ridurre la pressione sulla spesa derivante dalle pensioni elevate.

Per realizzare economie di spesa occorre rafforzare maggiormente l’efficienza amministrativa e, al contempo, attuare riforme volte a migliorare la qualità dei servizi pubblici incrementando il livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dei sistemi di gestione degli appalti.

Le revisioni della spesa attualmente in corso dovrebbero essere più ambiziose, la cosiddetta “spending review”.

Al fine di favorire la crescita nel lungo periodo, occorre rilanciare un aumento della produttività, rimasta stagnante nell’ultimo decennio.

Le riforme in corso nel settore della giustizia civile e della Pubblica Amministrazione contribuiranno ad incrementare la produttività e gli investimenti delle imprese, nonché ad accelerare l’attuazione di piani di investimento pubblico assicurando una maggiore efficienza del sistema della giustizia.

Al fine di agevolare l’ingresso sul mercato da parte di nuove imprese e incrementare la concorrenza, è inoltre necessario ridurre le barriere normative che ostacolano la concorrenza nel settore dei servizi.

Un aumento dei livelli di occupazione è essenziale per favorire una crescita proficua per tutti in Italia.

Il tasso di occupazione nel Paese è tra i più bassi dell’Ocse, a causa dell’elevata disoccupazione giovanile e della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Il potenziamento del comparto dell’istruzione tecnica e del sistema di formazione contribuirebbe ad agevolare un maggiore accesso delle persone vulnerabili e dei giovani al mercato del lavoro.

E’ necessario incrementare la presenza delle donne nel mercato del lavoro potenziando l’accesso all’istruzione pubblica per la prima infanzia.

Inoltre, sarebbe utile introdurre misure atte a incentivare maggiormente il congedo di paternità, anche attraverso l’introduzione di una “quota padre” nel diritto al congedo parentale per entrambi i genitori.

In virtù della bassa intensità energetica della sua economia e delle abbondanti risorse solari di cui dispone, l’Italia gode di condizioni idonee per realizzare la transizione climatica.

Tuttavia, il ritmo della riduzione delle emissioni inquinanti ha subìto un rallentamento nel corso dell’ultimo decennio.

Occorrono, pertanto, ulteriori sforzi programmatici volti ad accelerare la riduzione delle emissioni inquinanti e l’adattamento ai cambiamenti climatici: le accise applicate ai combustibili fossili dovrebbero essere aumentate, ove possibile, e maggiormente allineate al contenuto di emissioni effettivamente generate dai singoli combustibili fossili, come previsto dai recenti piani.

Al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi annuali in termini di installazione, occorre assicurare lo snellimento dei complessi iter autorizzativi che attualmente frenano l’installazione di capacità rinnovabile.

Si potrebbe, inoltre, procedere a una maggiore decarbonizzazione del settore dei trasporti investendo nella rete ferroviaria, riducendo il trattamento fiscale agevolato previsto per il gasolio rispetto alla benzina e promuovendo la diffusione dei veicoli elettrici, ad esempio aumentando il numero delle stazioni di ricarica attualmente disponibili.

Queste proposte dell’Ocse costituiscono, oggettivamente, un piano di politica economica che, personalmente, condivido in pieno.

L’attuale governo, invece, non ha un piano organico di politica economica e, comunque, propone, purtroppo, solo una parte degli interventi sollecitati dall’Ocse.

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