In Europa ancora austerità

L’Unione europea promuove ancora una politica economica caratterizzata da un’evidente austerità, una politica economica restrittiva. Lo dimostrano, soprattutto, il nuovo patto di stabilità e la politica monetaria della Bce.

Il nuovo patto di stabilità, che in realtà, molti se lo dimenticano, dovrebbe chiamarsi “patto di stabilità e crescita”, tende a promuovere una politica fiscale restrittiva, pur essendo, da questo punto di vista, un poco meglio del vecchio patto.

Peraltro il nuovo patto è molto complesso mentre la proposta iniziale elaborata dalla Commissione europea aveva notevolmente semplificato le procedure d’applicazione.

Ma, quel che più conta, tende a far attuare ai Paesi membri dell’Ue una politica, appunto, restrittiva e comunque prociclica e non anticiclica come sarebbe necessario.

E’ vero che i vincoli restrittivi sono più stringenti per i Paesi con un debito pubblico più elevato ma non si considerano altri caratteri dei debiti pubblici oltre il loro rapporto con il Pil, la cui analisi potrebbe rendere meno stringenti quei vincoli.

Andrebbe invece considerato, ad esempio, quali sono i soggetti che detengono i titoli pubblici nei Paesi con alto debito.

E’ vero che l’Italia è contraddistinta da un elevato rapporto fra il debito pubblico e il Pil ma gran parte di quel debito è posseduto da soggetti italiani, mentre in altri Paesi il debito è nelle mani di soggetti stranieri.

Quindi, per questa sua caratteristica, il debito pubblico italiano, senza dubbio elevato, è meno “pericoloso”.

Tutto ciò il nuovo patto di stabilità non lo prende in esame.

La Bce, poi, ha cessato di aumentare i tassi di interesse ma avrebbe dovuto iniziare a ridurli.

Infatti l’inflazione sta rallentando notevolmente nei Paesi europei e poi, negli ultimi anni, la Bce ha aumentato i tassi in misura troppo elevata e in tempi ristretti, anche perché ha ritardato ad aumentarli in quanto aveva ritenuto, sbagliando. che l’incremento dell’inflazione fosse transitorio.

Quindi mi sembra dimostrato che l’Ue sta promuovendo una politica fiscale e una politica monetaria ancora di segno restrittivo, proprio quando le previsioni per il 2024 e per il 2025 indicano un probabile andamento del Pil del tutto insoddisfacente in quasi tutti i Paesi, che saranno contraddistinti da una vera e propria stagnazione.

Ed è paradossale che sia proprio la Germania, che è già in recessione e le cui previsioni relative al Pil sono le peggiori, a volere una politica economica restrittiva.

Pertanto è auspicabile che la nuova Commissione e il nuovo Consiglio d’Europa, che scaturiranno in seguito ai risultati delle prossime elezioni europee, attuino invece una politica economica espansiva e comunque anticiclica.

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