Gli elettroshock vengono ancora praticati in Italia. Lo denuncia Psichiatria democratica che, pertanto, insieme ad altre associazioni, ha promosso la campagna “no elettroshock”.
Di questa campagna riferisce Marco Sarti in un articolo pubblicato su www.linkiesta.it.
“Nel biennio 2008-2010 in Italia sono stati effettuati quasi 1.500 trattamenti.
‘Inutili e violenti’ secondo alcuni esperti. Ora parte la ‘battaglia di civiltà’ di Psichiatria democratica, contro quella che ‘non è una terapia, ma un trattamento approssimativo e ascientifico’.
Nel Paese sono 9 le strutture specializzate.
‘Se fossi matto vi parlerei degli elettroshock subìti negli anni addietro, dei terribili momenti dell’attesa prima dell’applicazione degli elettrodi, delle urla, dell’intenso odore di urine, della voce dell’infermiere che ti chiama per nome e del medico che questo nome nemmeno conosce’.
Il manifesto della campagna ‘no elettroshock’ inizia così. Un impegno di Psichiatria democratica – la società fondata da Franco Basaglia negli anni Settanta – e numerose altre associazioni per fermare la pratica della terapia elettroconvulsivante.
Negli ospedali italiani si ricorre ancora all’elettroshock. Nel triennio 2008-2010 sono stati eseguiti poco più di 1400 trattamenti. Lo confermano i dati consegnati dal ministro della Salute Renato Balduzzi alla commissione di inchiesta sul sistema sanitario nazionale.
Anche per questo la scorsa estate le parlamentari Delia Murer, Luisa Bossa e Maria Antonietta Farina Coscioni hanno presentato un’interrogazione al ministro. ‘Interrogazione cui ancora non abbiamo ricevuto risposta’ raccontano in una conferenza stampa a Montecitorio.
Ma l’elettroshock non è una terapia, denunciano le associazioni che hanno aderito alla mobilitazione. ‘È un trattamento approssimativo, ascientifico, empirico, usato ideologicamente per far credere in una pronta risoluzione dei sintomi. E le sue presunte indicazioni trovano oggi ben più adeguati trattamenti riabilitativi, farmacologici, assistenziali, psicoterapeutici’.
Alla Camera le tre parlamentari, insieme al segretario di Psichiatria democratica Emilio Lupo e al presidente Luigi Attenasio, lanciano l’allarme. Nel nostro Paese pochi sanno che la pratica è ancora così diffusa. ‘Chiediamo di fare chiarezza sull’uso di questo metodo che a mio parere non rispetta la dignità della persona’ spiega Murer. Un’interrogazione, spiega la radicale Farina Coscioni ‘per capire il valore, o meglio il disvalore, di questo trattamento’…
La campagna di comunicazione che presto arriverà nelle principali città italiane è una ‘battaglia di civiltà’ spiegano…
Intanto le terapie elettroconvulsivanti continuano a essere praticate. In Italia le strutture attrezzate sono nove, come spiegano durante la conferenza stampa: l’ospedale di Montichiari, quello di Oristano, il Santissima Trinità di Cagliari. E ancora gli ospedali di Brunico, Bressanone e la clinica universitaria di Pisa. Più tre cliniche private convenzionate: la casa di cura San Valentino di Roma, Santa Chiara di Verona e Villa Baruzziana di Bologna…
Un trattamento spesso accompagnato da altre discusse pratiche. Come la contenzione meccanica (la pratica di legare il paziente al letto o di immobilizzarlo con una camicia di forza). ‘Nel Lazio – spiegano alla Camera dei deputati – solo nel 2009 sono state eseguite 25.471 ore di contenzione meccanica. Con una durata media di 18 ore ogni volta’…”.