In forte crescita le esportazioni di armi italiane

22 aprile 2024

L’industria delle armi è storicamente molto fiorente in Italia. I dati contenuti nella relazione annuale del governo al Parlamento sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento lo confermano ampiamente.

Infatti le esportazioni di armi italiane, nel 2023, hanno raggiunto i 6 miliardi 312 milioni di euro, un miliardo e 23 milioni in più rispetto all’ anno precedente (+19,3%).

Destinatari di queste importazioni ben 83 Paesi.

Anche nel 2022, peraltro, le esportazioni di armi erano aumentate, rispetto al 2022, del 13,5%.

Piuttosto consistenti le esportazioni all’Ucraìna pari, nel 2023, a 417,3 milioni, rispetto ai 3,8 milioni del 2022.

Ma nel 2023, il primo Paese destinatario delle esportazioni di armi italiane è stata la Francia, con 465,4 milioni. Al secondo posto appunto l’Ucraìna e al terzo gli Stati Uniti, con 390,3 milioni, al quarto l’Arabia Saudita con 363,1, un Paese quest’ultimo che non rispetta molto i diritti umani (ma che importa se si tratta di esportare armi…). Quinta la Gran Bretagna con 277,6 milioni.

Sono rimaste stabili le esportazioni verso Israele, 9,96 milioni nel 2023 rispetto ai 9,28 milioni nel 2022. Le importazioni di armi da questo Paese sono invece triplicate, da 9,81 milioni a 31,54.

Nel complesso le importazioni, seppur rimaste inferiori rispetto alle esportazioni (le armi quindi hanno favorito il verificarsi di un saldo positivo della bilancia commerciale con l’estero), sono state caratterizzate da un notevole aumento (+71,7%), raggiungendo nel 2023 il valore di un miliardo e 251 milioni.

L’Italia ha importato armi soprattutto dagli Stati Uniti, Svizzera, Gran Bretagna e India.

La prima azienda italiana, relativamente all’entità delle esportazioni di armi, è Leonardo, l’ex Finmeccanica, seguita da Rwm Italia, Iveco defence vehicles, AvioSpa, Mes Spa, Rheinmetall Italia e GeAvio.

Secondo i dati forniti dal Sipri di Stoccolma, riferiti al quinquennio 2019-2023, l’Italia è il sesto Paese esportatore mondiale di armamenti.

Un bel risultato!

In questi 5 anni, rispetto al quinquennio precedente, la quota italiana sull’export mondiale è passata dal 2,2% al 4,3%.

Il primo Paese esportatore sono gli Stati Uniti (42% dell’export totale), seguiti da Francia (11%), Russia (11%), Cina (5,8%) e Germania (5,6%).

Quindi l’Italia ha ottenuto delle buone performances, relativamente alle esportazioni di armi, ma può ancora migliorare…

Pertanto l’industria delle armi fornisce un notevole contributo alla formazione del Pil italiano, ma è auspicabile che tale contributo cresca ulteriormente, nei prossimi anni.

O no?


Stop alle armi all’Egitto

11 giugno 2020

Fermare l’invio delle armi all’Egitto di al-Sisi. E’ questo l’obiettivo della campagna lanciata da Amnesty International, Rete della Pace e Rete Italiana Disarmo, denominata #StopArmiEgitto. 

Con questa campagna si chiede al governo di bloccare qualsiasi ipotesi di nuove forniture militari all’Egitto.

Le associazioni, poi, sollecitano deputati e senatori a pretendere un dibattito aperto e chiaro in Parlamento su questa ipotesi di “contratto armato” che “tocca punti nodali della politica estera e di difesa dell’Italia”.

La notizia di un maxi contratto con il Cairo è apparsa in questi giorni sulla stampa e prevedrebbe, ricordano le associazioni, due fregate multiruolo Fremm costruite per la marina miliare italiana ed ora destinate all’Egitto (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi, del valore di 1,2 miliardi di euro), di altre quattro fregate, 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), di 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346.

Tale decisione andrebbe discussa in Parlamento vista la dimensione della commessa, soprattutto ad un Paese – continuano le associazioni pacifiste – che “sostiene direttamente l’offensiva militare in Libia del generale Haftar fornendo basi di supporto e, probabilmente, materiali militari alle truppe di Haftar”.

Inoltre, l’Egitto “a seguito del colpo di Stato promosso dal generale Abdel Fattah al Sisi, le autorità hanno fatto ricorso a una serie di misure repressive contro i manifestanti e i dissidenti, tra cui sparizioni forzate, arresti di massa, torture e altri maltrattamenti, uso eccessivo della forza e gravi misure di limitazione della libertà di movimento”.

Del resto “le autorità egiziane non solo non hanno mai contribuito a fare chiarezza sul barbaro omicidio di Giulio Regeni” ma continuano ad ignorare le richieste dell’Italia per il rilascio di Patrick Zaki, attivista, ricercatore egiziano di 27 anni e studente dell’Università di Bologna, che si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi.

La nuova campagna si articolerà essenzialmente diffondendo messaggi, prese di posizione, iniziative di sostegno di molti personaggi noti e di tutti coloro che vorranno esprimere il proprio dissenso “verso questa ipotesi grave, negativa e contraria alle norme nazionali ed internazionali che regolano l’export di armamenti”, spiegano i promotori.

Per sostenere questa richiesta ci si può mobilitare sui social network in questi modi: girando un video di 30 secondi esplicitando il dissenso alla vendita di armi all’Egitto e il sostegno alle richieste di Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo. E terminando il video dicendo “#StopArmiEgitto” e usando questo hashtag per fare pressione su esponenti governativi e parlamentari.

Altro modo è scattare una foto con le grafiche delle campagna, ancora una volta usando l’hashtag #StopArmiEgitto per collegarsi all’azione congiunta, come pure diffondere il materiale informativo sulla situazione dei diritti umani e sul commercio di armi italiane in Egitto creato per questa mobilitazione e che si trova sui siti e sugli account di Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo.